Dietro al bancone di una farmacia ci si sente “in prima linea”. Abbiamo ascoltato come si vive e soprattutto lavora, nel tempo del Covid-19 all’interno di una farmacia
In questi giorni, Daniela e le altre colleghe che lavorano dietro al bancone della farmacia cercano di portare avanti, con molte difficoltà, quello che fino a poco tempo fa era per loro la quotidianità. “Lavoriamo con dispositivi di protezione che abbiamo in dotazione e con una certa dose di preoccupazione da parte nostra perché stando in prima linea corriamo tutti i giorni il rischio di prendere il virus”.
Fino ai primi di marzo, in paese la sensazione era che il coronavirus fosse un problema esclusivo del Nord Italia, preoccupante ma lontano. Poi però i primi casi di contagio anche a Cisterna e da allora, il livello di allerta si è alzato. E in farmacia, tra i pochi negozi rimasti aperti dopo i decreti governativi, la sensazione è di essere in guerra. Abbiamo tutti paura, inutile negarlo e a cambiare sono soprattutto gli atteggiamenti quotidiani.
“Ho una bambina piccola in casa e quindi un pò di paura, un pò di ansia c’è“
“È cambiato molto perché comunque la gente ha paura, specialmente all’inizio c’era più ansia che facevano fatica persino a guardarci negli occhi”. Ma loro, quelli della “prima linea” non possono tirarsi indietro e cercano di aiutare sopratutto gli anziani “Stiamo vivendo un pò di difficoltà perché sopratutto le persone anziane hanno difficoltà nel prendere i farmaci, con tutte le nuove disposizioni che dovrebbero seguire. Fortunatamente però si sta riequilibrando un pò il tutto”.
Quindi un pò di ottimismo dopo giorni vissuti come in limbo. Ma le paure ci sono, eccome. “Ho una bambina piccola in casa e quindi un pò di paura, un pò di ansia c’è. Però cerco di gestirla al meglio, mi proteggo quando posso”.
Daniela e le sue colleghe sono coadiuvate da Pasquale, un giovane imprenditore classe ’82 che ci spiega come sta cercando di mettere in protezione le dipendenti e i clienti. “Facciamo periodicamente la sanificazione dell’intera farmacia. Una volta alla settimana. Abbiamo installato i pannelli protettivi in plexiglas già prima dei decreti. Come del resto le mascherine, sanificandole giorno per giorno perché al momento ne abbiamo poche a disposizione. Infatti, come potrai vedere – mi mostra il laccio e ride, ndr – sono consumate. Ci manca il contatto con il pubblico, questa è una cosa importante, ci manca proprio il nostro lavoro. Stiamo facendo tutto tranne che il nostro lavoro. Andiamo in supporto dei medici in quanto oramai la maggior parte delle prescrizioni è “dematerializzata” – invece della classica ricetta, l’utente finale ha solo dei numeri -”.
Dopo un dibattito sui prezzi delle mascherine troppo elevati, specialmente con l’arrivo dell’emergenza Covid “I grossisti fanno il bello e il cattivo tempo” ci dice Pasquale che spera in una rivisitazione dei costi specialmente con un adeguamento dell’Iva che al momento resta elevato per la situazione “su una mascherina non mi puoi mettere il 22% dell’iva e noi non possiamo di certo far pagare troppo un qualcosa che fino a pochi giorni fa aveva un costo bassissimo”.
La speranza di Pasquale è che la proposta di Federfarma di abbassare l’iva al 4% sia approvata “sarebbe giusto per tutti”. A lui chiedo se esiste il timore che questa situazione si perduri nel tempo “cambierà sicuramente, cambierà tutto. Il modo di interfacciarsi tra le persone che oggi vivono in questo stato di paura. Questa forma mentis durerà per molto tempo”.