Schiacciato dai malanni del tempo e dai partiti. Questa in sintesi la condizione attuale del primo cittadino Mauro Carturan

Non è l’emergenza dovuta dal Covid e né la nuova “irruzione” degli inquirenti nel palazzo. Neppure le decine di piccoli e medi imprenditori in difficoltà dopo le ultime restrizioni, nè tanto meno il sogno sfumato di ricostruire la città come promesso in campagna elettorale a non far dormire sogni tranquilli al sindaco.

Per lui infatti le preoccupazioni più grandi arrivano dalla “scoppola” presa con la Lega e…dai cactus posti nelle fioriere lungo il Corso della Repubblica! Affari spinosi, non c’è che dire. D’altronde Mauro Carturan coi voti dei commercianti ha stravinto le elezioni. Figuriamoci con quelli presi grazie al primo partito più votato nel 2018.

Sta di fatto– venendo al problema di spine vere- che quelle piante in quel posto non ci dovevano stare. Carta canta. Quando si ha a che fare con i regolamenti e coi bandi di assegnazione del suolo pubblico il buon senso, così come le buone maniere, devono cedere il passo alla legge. Ma questo dovrebbe valere sempre! E qui, in questo caso, rimane il gesto. Vile, violento e prepotente, di un comune sempre più lontano dai cittadini; che chiude un occhio, forse due, quando si indicono e svolgono concorsi pubblici in piena pandemia e in circostanze curiose, ma che è intransigente quando un commerciante cerca di dare decoro al suo negozio in un momento di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo tutti.

Ma torniamo alle altre spine, quelle interne al palazzo e ben piantate nel fianco del primo cittadino, nonché sulle proprie poltrone. L’azzeratore Carturan, è da quasi sessanta giorni che amministra (così dice, sic!) senza una giunta. Visibilmente stanco, affaticato e senza voce, il sindaco nell’ultimo consiglio non si è proprio presentato. Sapeva bene che ad accoglierlo ci sarebbe stato solo l’odore della sconfitta politica; e mica per mano di Churchill o Roosevelt, ma da Pier Luigi Di Cori & Company. Così da Gaio Muzio Scevola, si è ritrovato a essere come quel Tiberio descritto da Tacito.

E non a caso pare che a frittata fatta proprio il presidente del consiglio, sicuro che nessuno ormai gli avrebbe tolto la poltrona, gli abbia detto “Sindaco, da uno della sua esperienza questo scivolone proprio non me lo aspettavo. Possibile che ancora non aveva capito?”. Voci di corridoio, ma sensate perché il Sindaco e tutto il suo tavolo di regia proprio non avevano fatto i conti con un’altra spina che a ben guardare da un pezzo non era più una rosa.

Quel malessere dell’ex (tante volte, ma ormai definitivo) vice sindaco ed assessore, primo degli eletti, Vittorio Sambucci. Che già si sogna da un pezzo primo cittadino e che sul più bello ha fatto qualcosa di tanto prevedibile quanto sorprendente: mandare a l’aria i piani di “cambiamento” del Sindaco.

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Sulla stampa ha dichiarato che la coalizione originaria non si tocca, ma i ben informati dicono che già dall’estate avesse un accordo con Di Cori che guarda al futuro. Peccato che quest’accordo non avesse previsto pure il futuro prossimo e così l’unica testa eccellente a saltare è stata proprio la sua. Cacciato in diretta dal Sindaco che, dicono rumor di palazzo, lo definisca ormai presenza non più gradita.

La Lega insomma, grazie soprattutto ai tre fedelissimi di Vittorio Sambucci (a proposito: a quando il cambio di casacca?) Carlo Cavazzina, Francesca Giordani e Alfredo Cassetti, ha rigirato il coltello dalla parte del manico e ora è proprio il partito di Salvini a comandare il gioco.

La mozione di sfiducia al Presidente era pronta per essere presentata in Consiglio, ma la mossa dei sambucciani ha costretto ad una marcia indietro del duo Filippi-Mazzoli, spinti proprio dal “cambio di firma” dei tre sopra menzionati, che hanno firmato prima la mozione di sfiducia, poi un documento a sostegno di Di Cori. Bipolarismo che a Cisterna chiamano politica.

E se la Lega ha sacrificato tutti pur di tenere in carica Di Cori, dentro Fratelli d’italia intanto se le danno di santa ragione. E non a caso più di qualche dirigente e senatore è stato visto nella Città dei Butteri in missione per dipanare la matassa interna al partito e quella col sindaco.

Tutto fermo, tutto come prima insomma, ma con un sindaco che è chiamato a scegliere la sua nuovo squadra con il mantra della sopravvivenza politica. Perché l’unica certezza di questo braccio di ferro è che a casa non vuole andarci nessuno.