Lo scenario innescato dal coronavirus è lo stesso visto con la sars qualche anno fa, con una diffusione però, più rapida quanto imprevedibile. Ieri come oggi, il virus arriva da quella stessa area epidemiologica attraverso i pipistrelli, principali serbatoi veicolari di questi agenti patogeni.
Il primo allarme anche questa volta scatta in Cina, ma nella parte centrale, nella città di Wuhan, provincia dell’Hubei. Come nel caso della sars, la partenza è in sordina. I primi casi di coronavirus infatti, risalirebbero allo scorso ottobre, ma tra censure governative e informazioni frammentarie, ci sono voluti altri due mesi prima che la notizia assumesse un carattere mondiale. Il 31 dicembre 2019 viene ufficialmente segnalato il ceppo del virus a Wuhan.
Iniziano così tre mesi in cui il virus si diffonde a macchia d’olio per tutto il mondo. All’11 Marzo risultano 4.616 decessi (la sars ne aveva fatti 775) e 67.056 guarigioni su 126.042 casi accertati (dato in continuo aggiornamento ndr). Nella stessa giornata l’Organizzazione mondiale della sanità, in una conferenza stampa presieduta dal direttore generale Tedros Adhanom, ha dichiarato lo stato di Pandemia.
Il primo caso in Europa si registra in Germania il 24 gennaio. In quel momento il coronavirus sembra essere un problema solo dei cinesi. E invece stando alla ricostruzione dei media tedeschi, il paziente 1, un 33enne uomo d’affari di Monaco, ha iniziato ad avere mal di gola, brividi e dolori muscolari. Una settimana prima il 33enne aveva partecipato ad alcune riunioni con una collega di origine cinese (proveniente da Shanghai ndr), arrivata in Germania il 19 gennaio. Durante la sua permanenza nel paese teutonico, la donna non aveva mostrato alcun sintomo, che si era però poi manifestato durante il suo volo di ritorno verso casa. Il 26 gennaio era stata sottoposta a un test, risultando positiva al coronavirus.
Secondo una mappa genetica pubblicata sul sito Netxstrain, che ricostruisce una sorta di albero genealogico del virus, il focolaio tedesco potrebbe avere alimentato silenziosamente la catena di contagi al punto da essere collegato a molti casi in Europa e in Italia.
L’allarme nel nostro paese scatta a Codogno in Lombardia esattamente un mese dopo: un dirigente della Unilever è il primo caso ufficiale di coronavirus in Italia. Il 38enne viene ricoverato in terapia intensiva e nelle ore successive la città lombarda viene messa in quarantena. Una decisione necessaria ma purtroppo già tardiva, perché il virus in pochi i giorni si diffonde in tutta la Lombardia, toccando Piemonte e Veneto.
L’arrivo del virus nel centro Italia e nel sud, è diventata solo una questione di tempo, con la nostra provincia che purtroppo non ha fatto eccezione. Il 2 marzo la sanità regionale conferma il primo caso nel comune di Minturno: è una donna che era stata a Cremona. La paziente viene ricoverata allo Spallanzani. Nemmeno 24 ore dopo, viene ufficializzato il secondo caso.
Il 5 marzo a Cisterna comincia a circolare la voce del primo positivo del comune dei butteri. Una voce che nelle ore successive trova riscontri ufficiali: si tratta di un cittadino indiano di 44anni trasferito dal Colombo di Velletri al nosocomio romano specializzato. I casi ufficiali, al momento della scrittura dell’articolo, sono 47, di cui 22 ricoverate. I pazienti ricoverati sono collocati presso lo Spallanzani di Roma, presso la Terapia Intensiva è unita malattive infettive del Goretti, oppure Medicina d’Urgenza del Dono Svizzero di Formia. Oltre mille sono le persone in isolamento domiciliare, mentre circa 600 persone sono state messe in quarantena perché entrate in contatto con i positivi al coronavirus. Numeri purtroppo, destinati ad aumentare nelle prossime settimane.