CISTERNA, FUORI CONCORSO – Camilla Di Pace è una ragazza di Cisterna, ha 29 anni – “a dicembre ahimè saranno 30”, scherza lei- i capelli viola, qualche tatuaggio e in tasca un percorso di studi universitari che l’ha portata prima a Roma ed infine al Dams di Bologna, dove ha conseguito la laurea magistrale. Fa tanti sport, ha tante passioni, tanta energia e come molti coetanei pensa a costruire il suo futuro lavorativo. In quest’ottica si era iscritta al concorso per uno dei cinque posti di Istruttore amministrativo nel Comune di Cisterna. Ma il giorno della prova non le è stato – di fatto – consentito di partecipare. Perché? Perché Camilla è una ragazza non vedente e la mattina dello scritto non ha trovato la strumentazione che aveva richiesto. Per capire meglio come è andata, noi l’abbiamo raggiunta all’indomani di questa spiacevole vicenda
Già in passato la nostra testata si era occupata di questo concorso, che sin da principio ha mostrato degli aspetti insoliti culminati addirittura con una lettera anonima ad un ex consigliere di opposizione dove venivano elencati i nomi dei vincitori. Fino alla mattina della prova scritta, in cui di fatto hai dovuto rinunciare a partecipare. Camilla, raccontaci tutto dall’inizio.
Ho fatto la domanda per partecipare al concorso nel settembre 2019, ai tempi vivevo ancora a Bologna dove lavoravo in una cooperativa occupandomi di comunicazione. Mia madre mi informò del concorso e pensai che valeva la pena provare. Sin dalla domanda iniziale io feci presente che, essendo non vedente, avevo bisogno di un software particolare per poter svolgere la prova ovvero di “JAWS”. E siccome i tempi si allungarono a causa del Covid, ribadii la mia necessità anche un anno dopo. Voglio inoltre sottolineare che questo concorso, a differenza degli altri che ho fatto, già nel bando non presentava specifiche rispetto ai portatori di disabilità. E questo si traduce in un’unica maniera: se sei disabile ti arrangi.
Come si è comportato il Comune di Cisterna davanti a queste richieste?
Più di 20 giorni fa (31 marzo ndr), il Comune mi ha contattata e mi ha chiesto di cosa avessi bisogno per poter sostenere la prova di concorso. So che hanno fatto delle ricerche, anche attraverso l’Unione Ciechi, dove lavoro, ma non sono riusciti a trovare questo software. Parliamo di un software che ovviamente è a pagamento ma che si può ottenere anche in altri modi, ovvero attraverso il noleggio o scaricare legalmente la versione free. Tutte soluzioni che certamente non possono essere cercate a poche ore dal concorso perché comunque richiedono la presenza di un tecnico che lo istalli e ti dia delle indicazioni.
E invece cosa è successo? Il concorso era previsto per l’inizio di marzo, è stato poi rimandato di oltre due settimane. Ero convinta che durante questo tempo il comune si fosse adoperato per trovare gli strumenti necessari da me richiesti. E invece nulla. La sera prima del concorso sono stata fino alle nove di sera al telefono per cercare di trovare un modo, una soluzione per poterlo fare. Alla fine però non ci siamo riusciti.
Ci spieghi in cosa consiste questo software, questo sistema di sintesi vocale con il quale tu lavori? E quali sono le differenze tra i vari programmi.
Questo software come detto prima si chiama “JAWS”, tradotto “mascella”. Ed in genere è associato al pacchetto Office di Microsoft. Di fatto è “una voce” che legge tutto ciò che è scritto sul computer. Ci sono anche altri sistemi. Io ad esempio per il telefono e I-Pad utilizzo Ios, il sistema di Apple. Il problema è che i prodotti Apple come sappiamo non sono compatibili con altri sistemi e – come nell’esempio del concorso- per assurdo fare uno scritto utilizzando le note del cellulare non sarebbe stato il massimo. C’è poi “NVDA”, che è molto simile come principio ma io non l’ho mai utilizzato. E’ un programma free, e già questo secondo me la dice lunga. Ma soprattutto è un programma che io non conosco e con il quale non posso lavorare la prima volta in sede di un concorso che potrebbe in qualche modo cambiare la mia vita.
Quest’ultimo è proprio il sistema che la mattina del concorso il Comune ti ha fatto trovare…
Sì. Non sono riusciti a trovare “JAWS” perché non avevano i soldi per acquistarlo. Hanno provato a noleggiarlo ma si sono mossi decisamente tardi, alle cinque di pomeriggio del giorno prima del concorso ed in piena zona rossa per giunta. Ed è andata così.
Dopo le tue dichiarazione, che hanno sollevato un bel polverone, ci sono stati sviluppi da parte del Comune?
Assolutamente no. Non so nemmeno se siano già uscite le graduatorie.
Qual è il tuo stato d’animo dopo questa vicenda?
La cosa che più mi ha infastidito prodotta da questa vicenda è stata l’accentuarsi delle diversità. Il mio obiettivo, ed è per questo che ho accettato di parlarne con voi e prima ancora con altri giornalisti, è far capire che una persona con difficolta, con disabilità, c’è, esiste. Fa una vita come tutti e come tutti deve veder riconosciuti i propri diritti. Spero che in futuro qualsiasi ragazzo o ragazza con una disabilità, a Cisterna ma anche in tante – ancora troppe – realtà locali non si trovi nella condizione di dover rinunciare, di non poter fare qualcosa, sia un concorso o altro. Il Comune di Cisterna non mi ha messo nella condizione di poter fare il concorso come io avevo richiesto, mi auguro che in futuro queste cose non accadano più e ci sia una maggiore capacità di organizzazione. Io sono tristemente abituata a queste cose. Non è la prima volta e purtroppo credo neanche l’ultima. Si va avanti, si combatte ma ogni volta che fai qualcosa del genere metti in conto che questi “incidenti di percorso” possono succedere.
In passato avevi già fatto altri concorsi? Come era stata l’organizzazione?
Ho fatto un concorso all’Ordine dei Medici e lì erano attrezzati benissimo, non ho avuto problemi. Poi anche a Bologna ma lì ho rinunciato di mia volontà all’orale. Recentemente, oltre a questa esperienza col Comune di Cisterna, mi ero trovata a denunciare pubblicamente – come si può leggere dal mio profilo social- un’altra spiacevole situazione. Ho contattato varie accademie teatrali pubbliche le quali però mi hanno tutte risposto che data la mia condizione di non vedente e il fatto che non erano organizzati eccetera, non potevo partecipare ai loro corsi. Ho fatto una lettera aperta al Ministro Franceschini, come atto provocatorio. Perché lo trovo ingiusto.
Quali sono state le reazioni che hai ricevuto dopo il mancato concorso? Sei stata contattata da qualcuno, da qualche associazione?
Ho avvertito una forte vicinanza e consapevolezza delle mie ragioni nelle persone che ho intorno, di appoggio totale. Dai miei amici, da quelli dei miei genitori, fino al barista sotto casa o anche le amicizie virtuali su Facebook. Questo mi ha fatto piacere.
Quale messaggio secondo te sarebbe opportuno diffondere dopo aver raccontato la tua storia?
La disabilità non è una causa ma un effetto. Io mi sento disabile dal momento che ho delle barriere che pongono un accento sulla mia disabilità. Una volta ho letto un’intervista di una ballerina su una sedia a rotelle che diceva “a rendermi disabile non solo le mie gambe ma i gradini”. Il discorso è questo: dovremmo trovare una linea comune che ci metta tutti sullo stesso livello perché godiamo tutti dei medesimi diritti. Questo discorso può facilmente essere ampliato alle minoranze etniche, religiose, omosessuali. Io non ho problemi con chi utilizza il verbo “vedere” con me, perché spesso lo fa in buona fede. Al contrario di chi ti nega un diritto, o ti fa sentire diverso con i propri comportamenti. Bisognerebbe riempirsi meno la bocca di parole e fare di più.