In tempo di crisi il lavoro è oro. Figuriamoci un posto fisso e pubblico. Ma tra chiacchiere popolari, cognomi familiari e visite a Palazzo, la via che a Cisterna porta al tanto ambito contratto è tutta, ma non per tutti, in salita
Voci, lettere anonime, esposti e attacchi in Consiglio. Questi gli ingredienti per una ricetta di un piatto dolce per pochi e indigesto per molti. Ecco servita, in salsa cisternese, la Parentopoli. Un termine che spesso fa rima con favoritismi e agevolazioni per l’accesso ad opportunità lavorative. Un occhio di riguardo per figli o parenti di amministratori comunali, amici e componenti di nuclei familiari e sostenitori delle amministrazioni comunali di oggi e di ieri.
Tema tornato prepotentemente ad animare il recente vox populi grazie a due aspetti, emersi nel dibattito del Consiglio comunale di Cisterna del 30 ottobre. Il primo è stata “l’ammissione” del consigliere Gerardo Melchionna di aver sentito il sindaco per chiedere un “parere” sulla cooperativa che avrebbe gestito l’asilo comunale. Nello stesso asilo comunale è stata poi assunta la figlia. E se la buona parola c’è stata nessuno lo sa. Una provocazione anonima lanciata all’indirizzo dei colleghi di opposizione dal consigliere Del Prete e raccolta dal diretto interessato.
Secondo aspetto, sempre emerso dalle parole di Del Prete, quello di una lettera anonima recapitata al suo domicilio e già denunciata alle forze dell’ordine e al Sindaco Carturan, di cui siamo riusciti a venire a conoscenza del contenuto.
La lettera riporta, con dovizia di particolari e legami di parentela, i nomi dei possibili vincitori dei concorsi per 2 posti da istruttore contabile e 5 per istruttore amministrativo. Quei famosi concorsi pubblici che hanno fatto gola a quasi mille persone che si sono iscritte alle selezioni. Tutti i nomi riportati dalla lettera sono riconducibili a figure politiche, di staff oppure a dipendenti comunali, alcuni dei quali con ruoli apicali. E a oggi, in effetti, queste persone hanno passato le prove preselettive e sono state ammesse al secondo step del concorso, salvo qualche rinuncia last-minute. Insieme a celebri parenti di figure politiche di spicco della provincia, sebbene non nominati nella lettera. A questo punto però occorre fare una doverosa premessa: chi ha titolo e requisito, ha tutto il diritto di poter partecipare a concorsi pubblici.
Per dimostrare che c’è qualcosa di irregolare, serve ben altro che una lettera anonima. E finora, se proprio vogliamo trovare qualcosa di poco “ortodosso” nel concorso è l’organizzazione logistica del test. Fatto presso il Palazzetto, nel bel mezzo della seconda ondata del coranavirus che ha presumibilmente contribuito molto alle numerose assenze, i candidati sono stati messi a debita distanza sopra gli spalti. Un’azione che potrebbe aver avvantaggiato chi era seduto sugli spalti più alti, in quanto poteva vedere cosa scriveva il candidato più in basso nelle immediate vicinanze. Aspetto questo che abbiamo chiesto a diversi candidati, sia ammessi che non ammessi.
Certo è che quello della parentopoli è un malcostume che fa parte della cultura italiana e per questo radicato un po’ da tutte le parti, tuttavia in una società dove le famiglie investono sempre di più nella formazione culturale dei figli e dove il mondo del lavoro è così cambiato da far apparire un modesto posto pubblico come il sogno di migliaia di cittadini, ci piace continuare a credere che sia e sarà il merito ad avere la meglio. Sperando per il nostro futuro di cittadini di avere una macchina amministrativa dove troveranno spazio lavorativo solo i più meritevoli, anche con un cognome sconosciuto, come prevede la legge.