A Cisterna sono davvero molti e con gli studi dislocati in tutto il territorio.
Sono la prima linea del fronte sanitario a cui si rivolgono i pazienti per avere maggiori informazioni sul coronavirus. Per farci spiegare come stanno vivendo questa emergenza e come pensano sarà la fase 2, abbiamo contattato il Dott. Andrea Mastrilli, conosciuto e stimato dai suoi pazienti e da tutta la città.
“La storia è lunga qua!”. La nostra telefonata con il dott. Mastrilli inizia proprio così e anche se i numeri dei contagi a Cisterna sono relativamente rassicuranti, le preoccupazioni del medico di base sono tante. “C’è troppa gente ancora in giro”. La sua voce è un mix tra delusione e amarezza nel vedere la città ancora troppo poco sensibile “l’unica soluzione al momento è il distanziamento sociale, è restare a casa. So bene che rimanere a casa significa, per molta gente, non lavorare, significa avere problemi economici”.
Difficile fermare il cisternese operoso dunque, ma l’incubo Covid-19 ha bloccato tutto. Come sono stati i primi giorni dell’emergenza? “Sono stati giorni con molto disorientamento, anche da parte nostra. L’azienda sanitaria non ci ha fornito direttive ben precise, ogni giorno poi alle prese con nuove procedure, nuovi decreti. Io sono un uomo che tende alla praticità, rispetto a tutte queste ‘cartacce’, devo essere sincero. E le prime settimane sono state così, poi per fortuna la situazione è migliorata, anche dal punto di vista del distretto Asl di Latina. Finalmente sono iniziati ad arrivare i primi dispositivi di protezione individuale e le mascherine”.
La figura del medico di base è stata, fin da subito, la prima sentinella per tutti quei cittadini che da un giorno all’altro hanno visto le proprie vite cambiare radicalmente e ai quali chiedere il primissimo aiuto. “Dire al paziente non ti posso visitare è stato un dramma. Come si fa a dire una cosa del genere ad una persona che in quel momento vive in uno stato emotivo alterato e che è visibilmente preoccupato per il suo stato di salute? Abbiamo cercato fin da subito di operare nella massima sicurezza, ma la massima sicurezza dove sta? Sia per te medico, che per il paziente stesso. Ecco perché mi sono subito addentrato sul discorso dei test sierologici”.
Questo è il tema di cui tanto si sta discutendo in questi giorni, in prospettiva della famigerata “fase 2”. Una valida alternativa al tampone che nel giro di pochissimi minuti può dare un esito attendibile quasi al 95%. “Prima di iniziare ho voluto sentire le opinioni di persone molto più autorevoli di me, in primis un mio collega, professore dell’ospedale sacco di Milano, che già qualche settimana fa definiva questi test un aiuto notevole; per la loro praticità, la velocità e per il costo relativo. Sono senza dubbio un buon supporto per i pazienti asintomatici”.
Poi entriamo nel suo caso personale. “Di questi test ne ho fatti all’incirca un’ottantina: 79 negativi, 1 positivo” e il racconto di quella esperienza “Per questa persona io ero convinto di trovare gli anticorpi e l’ho fatto venire immediatamente a studio e il test ha dato il suo esito. Questa persona è un operaio Gelit. Ho cercato di ricostruire la sua storia. Il ragazzo, asintomatico, secondo il mio parere, ha passato il virus nei primi giorni di marzo e successivamente ha infettato i genitori: la mamma è stata trattata a casa per circa una settimana, successivamente è stato colpito il papà. Tre giorni a casa con la febbre, il ricovero a Latina e 20 giorni in terapia intensiva intubato. Due giorni fa fortunatamente la bella notizia. L’uomo è stato ‘stubato’ e adesso sembrerebbe stare un pochino meglio. Solo dopo la positività del padre, la Asl ha chiamato questo ragazzo e la Gelit ha iniziato a fare i tamponi. Il 29 marzo il giovane ha fatto il tampone con esito negativo, tre giorni fa (14 aprile, ndr) ho voluto fare di nuovo il test sierologico, risultato? Anticorpi alle stelle. Se noi ci fossimo fermati al tampone, avremmo pensato che questo paziente non avesse passato il Covid-19, invece noi sappiamo benissimo che il paziente ha passato il virus per poi essere negativizzato lo scorso 29 marzo. Con questo test possiamo dirlo con certezza. Sono molto attendibili e io continuerò a farli!”.
Il distretto sanitario, la regione ed il governo conoscono molto bene questi test e sono notizie di questi giorni infatti che a breve verranno messi a disposizione proprio dei medici di base. Ma il perché questi test non siano stati messi sin da subito in dotazione dei medici di base è un mistero. Forse per non mandare in tilt i dati quotidiani dei bollettini dei contagiati? “Avrebbero mandato in confusione i dati senza dubbio, però la loro attendibilità è importantissima e si sarebbero evitati molti stati di ansia e stress nei pazienti costretti ad attendere giorni per un esito. È giusto che se ne parli, specialmente se si vuole passare alla “fase 2” e se si vuole riprendere con le attività lavorative. Bisogna lavorare in sicurezza”.
Ma in soldoni, di che cifra stiamo parlando per ogni singolo test? “Al paziente il test viene intorno ai 50 euro, ma io sono sicuro che a breve il costo scenderà intorno ai 35/40 euro”. Infine un messaggio “Bisogna fare i bravi e tenere duro. Bisogna stare a casa e rispettare le regole e sono convinto che ne usciremo, sicuramente!”.