L’emergenza Covid ha fermato nuovamente i concorsi per i posti pubblici nel Lazio. L’ennesimo stop dopo anni di blocco totale dovuto al Commissariamento. Quanto è difficile e quanto è lungo il percorso di un medico all’interno di una struttura pubblica.
Lo abbiamo chiesto al dottor Massimo Monda, specialista di medicina interna.
Lasciare un posto sicuro, in una clinica privata dopo anni per passare alla sanità pubblica e ritrovarsi per di più a partita Iva. Una scelta già di per se difficile, a maggior ragione se presa nella regione Lazio. Per anni da queste parti sono stati tempi difficili per i medici ospedalieri, molti rimasti per lungo tempo (tanti ci sono tutt’ora) nel limbo di un posto precario generato da un blocco della sanità regionale dovuta ad un decennio di commissariamento. Una situazione per nulla facile, raccontata dal dottor Massimo Monda, specialista di medicina interna, lui che l’ha vissuta in prima persona: “Purtroppo il commissariamento della sanità regionale ha finito per bloccare di conseguenza anche i concorsi per circa dieci anni. La ASL di Latina per fronteggiare la richiesta ha permesso le assunzioni attraverso un avviso pubblico. È stata una possibilità per molti medici, che ha permesso di ottenere un contratto annuale rinnovabile. Dopo i tre anni di prestazione continuata, il rinnovo avveniva automatico”.
Una base contrattuale non proprio così solida…
“In effetti può essere considerata una forma di precariato, ma con tutte le tutele di un contratto da non precario. Con l’uscita del commissariamento della sanità regionale, la ASL di Latina onde evitare futuri contenziosi, ha deciso di non prolungare più i contratti. Ed io sono stato il primo medico a non vedersi rinnovato il contratto”.
Questo perché dopo l’uscita dal commissariamento non era più possibile usare gli avvisi pubblici?
“Si, sei giorni prima dello scatto dei tre anni mi hanno comunicato che non mi avrebbero rinnovato il contratto, poiché dopo l’uscita del commissariamento, dovevo passare per forza attraverso un concorso”.
Immagino che in quel momento non è stato per nulla facile…
“Dopo quindici anni nel privato e con un contratto a tempo indeterminato mai avrei pensato di ritrovarmi nel pubblico in questa situazione, a partita Iva. Nel 2016 ho preso questa decisione, ho viaggiato pur di lavorare nella sanità pubblica”.
L’uscita dal Commissariamento ha portato finalmente alla pubblicazione di nuovi bandi…
“Nel Lazio ne hanno fatti diversi: ho partecipato al concorso di pneumologia, quello di medico interno a Viterbo e Rieti, dove sono arrivato secondo. Sono stati i primi concorsi dopo tanti anni e visto il blocco, per rispondere alle tante richieste a livello regionale, sono state utilizzare le graduatorie per tutte le province. Di fatti quando è arrivato il telegramma tramite pec del concorso di Rieti mi hanno chiesto anche di indicare la preferenza tra le varie dell’Asl e cosi mi hanno stabilizzato nella ASL di Latina”.
…e come è la situazione attuale?
“Adesso è tutto bloccato per l’emergenza, ma sono in previsione altri concorsi in vista dei pensamenti di massa, sia di medici di famiglia che ospedalieri. Ci sono poi persone che lavorano da quindici anni tramite l’avviso pubblico. E questo non sarà più possibile. La situazione infatti è destinata a finire con gli ultimi avvisi pubblici che arriveranno alla scadenza del terzo anno che è prevista per il 2021. A quel punto non gli verrà rinnovato il contratto”.
Una domanda sul Covid19 a questo punto è doverosa…
“Nella nostra struttura c’è stato un solo caso positivo, immediatamente trasferito nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Goretti. L’ospedale si è subito adoperato per predisporre i controlli e le distanze soprattuto in quei luoghi come il pronto soccorso, in cui c’è maggior affluenza”.