Il mondo dell’istruzione ha dovuto adeguarsi ad un modo tutto nuovo di interpretare la didattica. Dal più piccolo al più grande degli studenti, tutti stanno studiando da casa. Ma è stato fatto tutto il possibile per cercare di garantire il diritto allo studio?
Chissà cosa avranno pensato, gli scolari cisternesi, alla notizia della prima chiusura delle scuole. Dietro quei banchi ci siamo stati tutti, e dieci giorni di “vacanza” sono un lusso.
Ma i contagi sono aumentati, e con essi – purtroppo – anche le morti; e se in un momento si sono chiusi i cancelli delle nostre scuole, contemporaneamente si sono aperti quelli telematici, dando spazio alle “lezioni a distanza”. Potremmo soffermarci per ore su queste ultime due parole, ma certo è che trattasi di un paradosso: la scuola, proprio la scuola che è quella prima istituzione sociale che i bambini incontrano fuori dai confini delle proprie mura domestiche; quella istituzione che ci pone davanti la prima autorità – il docente, grazie al quale si inizia a plasmare il proprio comportamento perseguendo i primi obiettivi.
Ecco, è proprio quella scuola che oggi invece entra nelle nostre mura domestiche, ma qual è il costo? “La scuola è aperta a tutti” dice la nostra Costituzione, e questa nuova forma (temporanea) di scuola lo è? Non si tratta più di dieci giorni (ma il problema, badate bene, ce lo saremmo dovuti porre lo stesso), ora si tratta di circa tre mesi, e ci siamo preoccupati che tutti abbiano avuto accesso allo stesso modo? Non si cercano colpevoli, ci si chiede soltanto se si hanno avuti i riflessi per adeguarci alle nuove esigenze emergenziali di quello che è sì un diritto riconosciuto, ma che deve essere reso “effettivo” dalle nostre istituzioni.
Per seguire le lezioni a distanza c’è bisogno di un computer, poi di una connessione e, se vogliamo, anche di una buona connessione. Nell’ultimo consiglio comunale si è discusso anche di questo, e la linea dell’amministrazione è stata quella di aspettare la chiusura del bilancio di previsione finanziario; bilancio che poi è stato approvato (senza il voto del Sindaco) e che prevede misure per il diritto allo studio e ad altri servizi ad esso sussidiari. Ma per tutto il periodo precedente?
Quello che è mancato è stato un coordinamento con i servizi sociali, attraverso i quali il Comune poteva avere un quadro della situazione. Le iniziative prese a sostegno delle categorie che vivono un disagio economico sono state distinte e magnanime: oltre ai bonus affitto si sono avviate pratiche per la richiesta di buoni spesa e si è altresì disposto uno sportello gratuito di assistenza psicologica; ma della scuola non vi è traccia: non vi è un “bonus connettività” (dal nome del bando regionale, che però è rivolto agli studenti universitari), neanche uno sportello del tipo “se qualcuno ha bisogno di aiuto faccia un cenno, vedremo come fare”.