ELEZIONI A CISTERNA – Quando i giochi sembravano fatti, arriva il colpo di scena. Antonello Merolla è il sesto candidato sindaco dopo Valentino Mantini, Angela Coluzzi, Pier Luigi Di Cori, Giancarlo Bisogno e Laureta Jaku. AL VOTO IL 3 E 4 OTTOBRE CON L’OMBRA DELL’ASTENSIONISMO DIETRO L’ANGOLO

È il mezzogiorno di un venerdì di agosto. Caldo, afa, mascherine e l’appuntamento con il candidato sindaco Pier Luigi Di Cori (intervista nel numero 114 di scambiaffari in distribuzione) in pieno centro a Cisterna.

“Non sono il candidato della Lega, sono il candidato anche con la Lega” le parole ottimistiche di Di Cori non lasciavano dubbi ad interpretazioni. Il candidato era straconvinto di chiudere “in poche ore” la questione coalizione e tornare a riabbracciare, molto metaforicamente, l’alleato più naturale: quel Vittorio Sambucci con la sua lista di Fratelli d’Italia e perché no, anche qualche malcontento del terzo polo che di andare da Valentino Mantini non ne voleva proprio sentir parlare.

Tutti gli addetti ai lavori oramai erano pronti ai comunicati di rito, di uno o l’altro schieramento, che finalmente prendevano posizione e andavano ad accasarsi nei due schieramenti principali: Mantini da una parte, Di Cori dall’altra. Quel candidato unitario infatti, proprio non voleva uscire fuori e mesi di riunioni, incontri, aperitivi non avevano portato al risultato sperato.

Anzi, più trascorrevano le ore e più si iniziavano ad aprire crepe, ruggini di un terzo polo, che dopo l’ingresso di Sambucci ha traballato e non poco. La scomparsa dell’ex sindaco Carturan poi, ha destabilizzato tutto. Non solo per la caratura politica del fu tre volte sindaco, ma anche per la chiara strategia politica che ancora non riesce a vedere qualche esponente locale di PD e Movimento 5 Stelle.

L’ipotetico e neanche tanto tacito accordo tra Carturan, Mantini e Capitani prevedeva (forse prevede ancora) l’accordo in fase di ballottaggio. Uniti per non far vincere Di Cori e Sambucci.

È venerdì pomeriggio. Sambucci continua a ricevere pressioni dai vertici, il Sen. Nicola Calandrini in primis, per tornare da Pier Luigi Di Cori perché altre strade non ci sono e di lasciare a casa il simbolo non se ne parla. “O vai tu oppure andiamo noi” sarebbe stata la minaccia del parlamentare della Repubblica.

Sambucci non ci sta e chiede altre 48 ore prima di seppellire l’ascia di guerra e ingoiare localmente un accordo già benedetto dai provinciali. Iniziano le telefonate e il tram-tram nei “santuari” politici di Cisterna.

Così di sera e nel bel mezzo della festa cisternese, i leghisti con Di Cori capofila provano a ricucire lo strappo con Sambucci. Le parti si incontrano sul corso della Repubblica e l’invito di Di Cori a Sambucci si perde tra le grida dei bambini che giocano e tra gli schiamazzi degli avventori dei locali.

Il no di Sambucci ad un ritorno nella coalizione di Di Cori nasconde dell’altro. Arriva il sabato. Voci e telefonate insistenti iniziano fin dalle prime ore del giorno. Il terzo polo con FDI organizzano l’ultima riunione-o la va o la spacca- vedendosi di buon mattino. Mantini incontra una parte dei carturaniani e prova a chiudere con loro. Niente di fatto, si continua a prendere tempo fino a quando spunta il nome.

Come un coniglio dal cilindro: è Antonello Merolla. Non proprio un politico di primo pelo, ma che accontenta tutti e subito. Chissà come, chissà perché? Tutti quei mesi persi per poi andare nel nome più semplice, quello sotto gli occhi di tutti. Un nome non nuovo per gli strateghi delle “sciabolate” che già nelle ipotesi avanzate con Carturan nei mesi passati era uscito fuori.

Antonello Merolla ha una particolarità: è l’ultimo sindaco ad essere riuscito a portare a termine una legislatura negli ultimi 10 anni. Un fattore non da poco, oltre al fatto di essere uomo e politico moderato, una caratura che ha avvantaggiato le decisioni dell’ultima ora.

Sono le 20 di una domenica d’agosto. Antonello Merolla è il candidato sindaco di Fratelli d’Italia e del terzo polo. Per buona pace di Pier Luigi Di Cori, di Valentino Mantini, Angela Coluzzi, Giancarlo Bisogno e Laureta Jaku e di tutti i cisternesi che alle rivoluzioni non credono più ma che stavolta nemmeno speravano nelle restaurazioni.