Parla Luciano, uno dei cisternesi positivi al virus: “Vedo pochissime persone che usano i dispositivi come dovrebbero, sembra quasi che la gente non crede ci sia in giro questo male invisibile”
A distanza di tempo da quel giorno prova ancora una grande emozione per il suo ritorno a casa. Luciano, 60enne di Cisterna ha superato l’infezione da Covid-19 dopo settimane di coma e un quadro clinico che inizialmente si pensava compromesso. Un incubo, quello del signor Luciano, durato 58 giorni e da cui oggi può raccontare di essere uscito, ma non indenne: il Covid-19 infatti debilita, affatica, ti trascina giù e non sempre ti permette di risalire.
Per fortuna però Luciano ce l’ha fatta e anche se porta addosso i segni della malattia è a casa, e da casa ci ha raccontato la sua esperienza. Ci ha accolto nella sua abitazione insieme alla moglie Daniela e alla cognata con le nipoti. Tutti con la mascherina e a debita distanza, come vogliono le disposizioni in materia, ci siamo fatti una lunga chiacchierata: «Ricordo poco di quando mi sono sentito male e nemmeno di quando mi hanno ricoverato. Mi sono risvegliato – racconta – dopo giorni con un tubo in gola, e all’inizio non riuscivo a capire cosa mi stesse accadendo. Voglio ringraziare tutti i medici, infermieri e staff dell’ospedale Goretti di Latina: senza il loro supporto nei giorni più difficili, non so se ne sarei uscito. Non è stato facile passare ore e ore da solo dentro una stanza, senza avere alcun contatto con il mondo esterno. Per questo il rapporto con lo staff sanitario è stato importante».
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Una “guerra” al virus non solo fisica ma anche mentale, a cui anche i familiari hanno dovuto fare i conti: «Stare a casa senza avere sue notizie – racconta la signora Daniela – è stato straziante non avere sue notizie e non poterlo vedere. Anche io sono risultata positiva al virus ma ho fatto qui la convalescenza mentre mio marito era in reparto. Potete capire lo stato di agitazione».
Il signor Luciano ricorda solo la parte della “convalescenza”, quando dal reparto di rianimazione lo hanno spostato in isolamento nel reparto di medicina d’urgenza del Goretti. Dei 17 giorni in coma farmacologico ovviamente il 60enne non ha il minimo ricordo. Chi invece ricorda bene quelle lunghe giornate è la signora Daniela. «Il giorno di Pasqua, attraverso una videochiamata, lo staff sanitario ce lo ha fatto vedere. È stata un’emozione fortissima, come il suo ritorno a casa qualche mese fa». E per quella circostanza il vicinato aveva preparato un’accoglienza ad hoc per il Luciano.
Messi da parte quei momenti di forte emozione, pian piano c’è stato il ritorno alla normalità, anzi alla nuova normalità: «Sono costantemente seguito dal Goretti – ci racconta – avendo anche altre patologie faccio visite con cadenza e informo giornalmente il mio stato di salute attraverso un terminale da loro dato».
Casa, la buona cucina della signora Daniela e anche qualche uscita, seppur pochissime: «Si sono uscito ma ammetto che vedendo la situazione generale, con quello che ho passato non mi sento per nulla al sicuro. Vedo pochissime persone che usano i dispositivi come dovrebbero, sembra quasi che la gente non crede ci sia in giro questo male invisibile».
E qui interviene la signora Daniela: «Qualche sera fa siamo stati in centro e debbo dire che anche di dovrebbe dare l’esempio come le forze dell’ordine, non lo fanno». A quel punto è stato logico chiedere se faranno capolino in piazza per i festeggiamenti del santo patrono e ovviamente la risposta è stato un secco «No! Ho vissuto questo male e non voglio rischiare di tornare a combatterlo. Una malattia invisibile e questo ci porta a pensare quasi che “non esiste”, ma è un qualcosa che c’è e gira tra noi».