Giovanni Cirilli è medico di base a Cisterna, tra i più stimati e conosciuti professionisti del nostro territorio. Inoltre da poco meno di due anni è segretario regionale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia). In virtù di questo ruolo ha partecipato attivamente ai numerosi tavoli di accordo con la Regione Lazio, nel mettere in campo strategie ed energie comuni nella lotta contro il Covid. da ultima quella che vede i medici di base impegnati nella vaccinazione dei loro pazienti. Noi lo abbiamo raggiunto e ci siamo fatti dare qualche spiegazione e, approfittando di un interlocutore di così larga esperienza -con un passato da Sindaco- ci siamo confrontati anche con le esigenze presenti e future della nostra Città in ambito sanitario.
Il 1°marzo la Regione Lazio ha annunciato l’avvio dell’accordo, firmato da tutte le sigle sindacali, coi medici di base per la somministrazione dei vaccini anti-Covid. Può dirci cosa prevede questo accordo? L’accordo prevede la somministrazione da parte del medico di medicina generale dei vaccini AstraZeneca ai pazienti dal 1956 in su. Dunque si inizia con i 1956, poi ‘57, ‘58 e via discorrendo. E la somministrazione dei vaccini Pfizer a domicilio ai pazienti ultra ottantenni impossibilitati a recarsi, per motivi di salute ovviamente, presso i centri vaccinali sino ad un limite del 2,5% del totale dei pazienti assistiti. Oltre alla somministrazione del vaccino Pfizer ai pazienti fragili. Questo è in grandi linee l’accordo che abbiamo raggiunto.
Quanti sono i medici di base che a Cisterna hanno aderito? E come funziona, da un punto di vista logistico, la vaccinazione? Non c’è un ragionamento di adesione. La vaccinazione è un compito specifico, che spetta alla medicina del territorio. Quindi il medico di medicina generale o vaccina o deve indicare chi dovrebbe vaccinare al suo posto. Ma il diritto al proprio paziente di essere vaccinato dev’essere garantito. La libera adesione era un concetto iniziale, e soltanto per i pazienti Pfizer domiciliari, ed era legata ad una certa difficoltà nella gestione del vaccino Pfizer. Quindi ora non c’è un problema di adesione, ma un problema di base legato al fatto che i vaccini non ci sono.
Il vaccino è l’arma principale che abbiamo contro il Covid. Eppure, nonostante questo terribile anno di pandemia, qualcuno ancora mostra scetticismi o perplessità sui diversi marchi in circolazione. Può dirci qualcosa al riguardo? La guerra si fa con le armi che uno ha a disposizione. In questo momento noi abbiamo disponibili sul territorio solo due vaccini che sono AstraZeneca e Pfizer. Io vorrei che la gente capisse che è fondamentale vaccinarsi. Gli inglesi hanno dimostrato che vaccinando 22 milioni di persone hanno abbattuto il tasso di ospedalizzazione e soprattutto il tasso di mortalità con il vaccino AstraZeneca. Quindi parliamo di un vaccino potente ed efficace per dare l’immunità di gregge. Sento molti pazienti che vengono da noi contattati che ci dicono “vorrei fare quello piuttosto che quell’altro”. Si fa quello che c’è! Si deve vaccinare il più possibile perché altrimenti rischiamo di far selezionare varianti che poi non rispondo più al vaccino. Quindi c’è l’urgenza di farlo al più presto possibile.
Il Covid in molte realtà ha scoperto il nervo delle carenze sanitarie territoriali. Il binomio Cisterna-sanità da anni è carente di servizi e strutture, nonostante le personalità di spicco afferenti la nostra città. Guardando oltre a questa pandemia, quali sono secondo Lei gli investimenti immediati e realizzabili di cui avremmo bisogno? Quello di cui abbiamo bisogno è di creare una rete territoriale che in questo momento deve poggiare per forza di cose sull’organizzazione dei medici di famiglia. Stiamo aprendo in questo momento un UCCP (acronimo di Unità complesse di Cure Primarie, ndr) nel quartiere San Valentino che garantisce ai pazienti cronici la possibilità di avere diagnostica di primo livello in maniera diffusa. Io credo che il futuro sia questo, cioè quello di creare delle reti territoriali soprattutto nei pazienti cronici che al momento sono in emergenza. Noi parliamo di Covid, ma la vera emergenza, una volta che saremo riusciti a vaccinare le persone, sarà la cura dei pazienti cronici che sono in enorme difficoltà. Abbiamo bisogno di investimenti pubblici sulle cure primarie che in questo momento sono carenti.