Medici e infermieri combattono da settimane contro il virus. Andrea Palombi lo fa, insieme ai suoi colleghi, all’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Tutti i giorni, sempre con la stessa passione di aiutare il prossimo. A chi li chiama eroi la replica “Acclamateci anche quando l’emergenza sarà finita”
A partire dallo scorso 31 marzo l’ospedale di Latina Santa Maria Goretti è diventato a tutti gli effetti Covid-19 dedicato. L’obiettivo è quello di avere più posti letto possibili e farsi trovare pronti in caso di picco. Inizialmente i posti di malattie infettive sono passati da 18 a 22, sono disponibili 14 posti letto di terapia sub-intensiva e sono stati liberati 68 altri posti letto. 14 posti di neurochirurgia sono stati attrezzati per diventare di terapia intensiva e, qualora ci dovesse essere necessità, è inoltre possibile liberare altri 44 posti da Medicina generale. Questa rivoluzione ha coinvolto anche gli operatori dei reparti, divenuti essi stessi operatori Covid dedicati.
“Spero che non torneremo mai
più a sentire notizie di aggressioni
al pronto soccorso o denigrazione
e battute sul nostro lavoro”
È il caso di Andrea, giovane infermiere di Cisterna da anni in forza al Santa Maria Goretti che ha visto trasformato il suo reparto.
“La situazione attuale è abbastanza stabile. Non c’è attualmente un sovraffollamento, per fortuna. Ma non va abbassata la guardia. L’ansia e la paura c’è sempre. Nel mio reparto ci sono pazienti covid-ossigeno dipendenti. L’età media è abbastanza bassa, intorno ai 50 anni, e in molti casi non c’erano patologie pregresse. La malattia è soggettiva, tutto dipende da come reagisce il nostro organismo che magari in alcuni casi riesce a debellarlo senza problemi. In altri casi invece può portare ad una polmonite e insufficienza respiratoria. E’ questione di fortuna insomma, questo rende il virus così subdolo. Allora per questo bisogna stare a casa, attenersi alle disposizioni igienico-sanitarie. Bisogna contenere il contagio!”
In provincia di Latina attualmente i casi positivi accertati sono sotto le 500 unità. Di questi il 20% circa è ricoverato o in terapia intensiva, il resto sono trattati a domicilio. Tuttavia quando un mese e mezzo fa ci si preparava all’ondata di contagi senza conoscere quali sarebbero stati i numeri e la curva, il clima era senz’altro più teso.
“I primi giorni dell’inizio emergenza abbiamo assistito ad un aumento di ricoveri nella medicina d’urgenza. Noi ci mossi e organizzati per tempo, vedendo quanto succedeva nel nord Italia, e attivati preventivamente e in maniera egregia, trasformando l’ospedale in Covid-dedicato, così da avere pronti tutti i reparti soprattutto per gestire i pazienti meno gravi. Nonostante questi numeri, fortunatamente contenuti, dobbiamo avere chiaro che l’emergenza è ancora alta e ripeto non bisogna abbassare la guardia.”
Al Santa Maria Goretti le testimonianze di vicinanza e solidarietà non sono mai mancate, sin dal primo giorno. “Io spero che tutto il tifo verso la nostra categoria, verso noi infermieri e medici, non si esaurisca passata l’emergenza, una volta che ci saremo dimenticati del mostro Covid. Spero che la nostra professione sia molto più rispettata di quanto visto in passato. Noi facciamo un lavoro per la collettività, verso il prossimo. Chi lo ha capito ora se ne ricordi anche dopo. Spero che non torneremo mai a più a sentire notizie di aggressioni al Pronto Soccorso o denigrazione e battute sul nostro lavoro. Che questo momento sia da monito e lezione per il futuro.”
Andrea da circa un mese lavora a contatto con pazienti positivi. “Inizialmente avevo molta paura. Prima di entrare in una stanza dove c’era un paziente positivo mi vestivo e avevo la paranoia ed il timore di toccare qualcosa, di commettere qualche errore. Ora no, ora per me è la routine entrare in una stanza covid, ci si abitua alle procedure e con molta tranquillità entro anche per portare un saluto al paziente, una battuta. Nel mio reparto gli equipaggiamenti ed i dispositivi di sicurezza per gli operatori non sono mai mancati. I turni sono rimasti invariati, certo il carico dell’emergenza si fa sentire.”
Arriva comunque, ogni giorno, il fine turno. E anche qui, qualcosa è cambiato. “Quando smonto il pensiero è per i miei cari, torno dalla mia famiglia e la prima cosa che faccio è entrare in bagno, togliermi tutti i vestiti e farmi la doccia. Poi, finalmente, raggiungo mia moglie e i miei bambini.”