In ognuno di noi alberga da giorni la stessa domanda: quando finirà tutto questo? Quesito a cui è impossibile oggi dare una risposta certa. Le notizie dei contagi si moltiplicano: prima erano solo le città del nord messe in quarantena, poi si è passati a tutti gli eventi sportivi nazionali cancellati. Chiuse scuole e moltissime attività commerciali; il tutto mentre medici e infermieri “combattono” nella trincea del coronavirus. Una nazione che nel giro di un paio di settimane diventa interamente zona rossa. E’ stata dichiarata una pandemia. Mai vista una cosa del genere. Tutto questo sta scatenando incertezza in ognuno di noi. E l’incertezza si sta trasformando in paura. Ecco, la paura. Si ha paura di ciò che non si conosce. E del Covid-19 o coronavirus conosciamo ben poco. Per questo c’è la sensazione di essere di fronte ad una nazione in subbuglio, in emergenza. Nel nostro piccolo, in questa edizione, abbiamo provato a dare una spiegazione a questa paura, chiedendo informazioni agli addetti ai lavori e non solo. Insomma abbiamo chiesto a chi ne sa più di noi, onde evitare di continuare ad alimentare quel clima di incertezza e confusione che parallelamente si diffonde insieme al virus. E questo aspetto della storia ci riguarda direttamente, in quanto addetti ai lavori. All’inizio del fenomeno infatti, quando le informazioni erano molte meno delle attuali, più di qualcuno si è alzato dalla sedia, puntando il dito contro giornali e giornalisti per aver procurato allarme. Permettetemi di dire, che dare la colpa ai media in questo momento, è come prendersela con Dio perché nel mondo ci sono le guerre. Devo comunque ammettere che inizialmente anche io come Voi, leggendo i primi titoli dei quotidiani, ho pensato che si stava alzando un pochino il tiro, magari per vendere qualche copia in più visti i tempi di crisi nell’editoria. Beh ad oggi tutti sappiamo che non è stato così. Fin da subito si è compreso appieno nel mondo della stampa nazionale e non solo, la serietà e l’imprevedibilità della cosa. E quando non si conosce ciò che si ha di fronte, l’errore o la confusione è sempre dietro l’angolo. Ad oggi è tutto chiuso, come appunto molti giornali paventavano all’inizio del contagio in Lombardia: scuole, ristoranti, bar, cinema, teatri, musei, chiese e stadi. Una serrata che ci riporta indietro di anni, ai tempi della Grande guerra. E forse, a pensarci bene, fa più effetto vedere le strade vuote e i negozi chiusi che un titolone su un foglio di carta. A spargere il terrore, semmai, sono stati certi messaggi circolati su WhatsApp, come per esempio la storia dell’elicottero per disinfestare. Ecco, magari ci dobbiamo abituare a riconoscere la vera paura da quella innescata dalle comunicazioni non ufficiali, girate di telefono in telefono. Siamo invece da esempio. Facciamo l’unica cosa sensata in un momento di totale difficoltà per tutti, restiamo a casa.