Eccoci qui, a scrivere l’editoriale di Natale. Per me è la terza occasione per augurarVi buone feste da questa pagina, anche se speravo in un augurio e un momento ben diverso da quello che stiamo vivendo. Quello che si sta per chiudere è un anno sciagurato, che non ci ha risparmiato sofferenze e dolori. Dodici mesi fa, ero qui davanti allo stesso pc, riflettendo sui buoni propositi che si fanno all’ultimo dell’anno (scusate il gioco di parole), senza minimamente immaginare quello che stava per arrivare dentro e fuori alle nostre case, nelle nostre vite. Ecco che tutti i buoni propositi nell’anno bisestile sono stati accantonati per affrontare un problema e nemico comune.

Un vecchio detto popolare recita “anno bisesto tutte le cose van di traverso”, oppure “anno bisesto, anno funesto”. Va bene dar retta ai detti popolari, ma sfido chiunque a pensare o ipotizzare che il 2020 poteva essere così funesto. “La superstizione porta sfortuna”, ha detto Umberto Eco, ma qui la sfortuna centra poco. Stiamo per chiudere un anno, che passerà e verrà studiato sui libri di storia, e francamente non sappiamo cosa ci riserverà il 2021. L’anno bisestile che sta andando in archivio, aggiusta un vecchio errore deciso a tavolino secoli e secoli fa. E’ il modo di rimette le lancette dell’anno al loro posto tra il sole, la luna e la matematica. Perché per quattro anni di fila, ci “dimentichiamo” di 5 ore, 48 minuti e 46 secondi, che il calcolo degli uomini cancella. Ecco, con il 29 febbraio e l’anno bisestile, è la somma di quelle ore. Quello del trecentosessantaseiesimo giorno è un nostro artifizio che abbiamo deciso di infilare in coda al mese più corto di un anno maledetto. La speranza comune in questo 2021 che ci prepariamo a vivere è di mettersi alle spalle la pandemia.

Fa male pensare che non potremo abbracciare i nostri cari nel giorno di Natale, oppure aspettare tutti insieme la mezzanotte nel giorno di San Silvestro. Mai come quest’anno, ci saranno persone che saranno lontane, ma vicine col cuore. L’ultimo pensiero voglio dedicarlo a chi quest’anno ci ha lasciati.

Io don Livio l’ho conosciuto soltanto qualche anno fa, in una circostanza tutt’altro che felice. Insieme a lui, sono stato ospite di una trasmissione della Rai per parlare della tragedia delle sorelline Alessia e Martina. Ricordo venne a prenderci un auto dell’emittente fuori alla parrocchia di San Valentino. Quel viaggio e quello scambio di battute e opinioni le custodisco gelosamente nel mio cuore e nel mio bagaglio culturale. Mi disse: “Soprattutto quelli come te, i giornalisti, non devono mai aver paura di dire la verità”. In quella circostanza ho avuto la fortuna di scoprire un uomo di una profonda cultura e conoscenza, privo di ogni qualsivoglia sentimento di gelosia o invidia verso il prossimo. Una saggezza disarmante, custodita nel corpo di un uomo pacato e impegnato in prima linea in un quartiere difficile. Un coraggioso d’altri tempi, che non ha mai avuto paura di dire le cose giuste.

In questo 2020 con tutte le difficoltà abbiamo provato a raccontare la nostra Cisterna nel bene o nel male. Perché come ha ben detto una persona saggia, non bisogna mai aver paura di dire la verità.

  • immagine di don Livio di Danilo Angeletti