Locali tecnici affittati come attici: inizia così una storia senza fine e che vede gli inquilini dell’ultimo piano diventare degli abusivi anche se per entrare non hanno sfondato alcuna porta. Un guaio iniziato oltre dieci anni fa e che ancora non si conosce la fine.

Quella di via Montellanico è una storia all’italiana che inizia dodici anni fa, esattamente nel 2010, quando dal Comune di Cisterna viene redatta un’ordinanza al proprietario dell’immobile (la n. 51), di ingiunzione di demolizione con acquisizione al patrimonio del Comune nel caso non avesse ottemperato a questo scritto sull’atto.

A seguito di modifiche all’originario progetto di costruzione quelli che dovevano essere dei locali tecnici si sono trasformati in attici.

A questa ordinanza c’era stato il ricorso del privato al Tar, ricorso dichiarato perento con decreto numero 83 del 2016. Circa un anno dopo la decisione del tribunale amministrativo regionale (2017), è scattata l’acquisizione al patrimonio immobiliare del Comune dei dodici “attici”. Da quel momento è iniziato il vero iter per lo sgombero dei locali e di conseguenza l’incubo per i locatari.

Nel febbraio 2018 infatti è stato comunicato agli inquilini delle unità abitative l’avvio del procedimento amministrativo. Una situazione di cui sarebbe venuta a conoscenza anche la Prefettura di Latina nel 2019 a seguito della richiesta pervenuta al Comune di una ricognizione degli immobili occupati arbitrariamente sul territorio di Cisterna. Ed è lo stesso Comune a settembre del 2019, attraverso l’allora Amministrazione comunale a richiedere alla Prefettura lo sgombero coattivo dei locali tecnici presso il fabbricato di via Montellanico.

La procedura di sgombero però si arresta a causa dell’emergenza Covid-19. Nel mezzo cade l’Amministrazione Carturan, il Comune viene commissariato fino a nuove elezioni. Il resto della storia è dei giorni nostri: il 20 aprile di quest’anno l’attuale Amministrazione comunale riattiva la procedura. La Prefettura di Latina, con nota del 23 giugno (come ha informato il sindaco Mantini nel consiglio del 28 settembre ndr), ha richiesto al Comune di essere aggiornata sullo sviluppo delle procedure di sgombero dei locali tecnici presso il fabbricato di via Montellanico. Nello stesso periodo in via Zanella sono iniziati gli incontri con i rappresentanti del Comitato.

Per quanto sia inflazionata la parola abusivo in questa storia occorre sottolineare che parliamo di persone che non hanno di certo occupato una casa forzando l’ingresso, anzi tutt’altro; parliamo di famiglie che prima di entrare hanno sottoscritto regolari contratti con le agenzie immobiliari e ottenuto anche la residenza dall’ufficio comunale e pagando regolarmente per anni le tasse. Trattati come abusivi quando le uniche vittime di questa assurda vicenda sono loro. Una vicenda dai contorni ancora poco chiari perché ci sarebbe da capire e spiegare come è stato possibile tutto questo e soprattutto come ancora nel 2018, quando il caso era scoppiato anche a livello mediatico, si è continuato a sottoscrivere contratti di affitto e concedere la residenza in quei locali.

Ma come si è arrivati a questo punto?
Spulciando gli atti la genesi del problema risale al 2007 con la prima variante al progetto seguita poi da una seconda nel 2008. Quello originale prevedeva quaranta appartamenti, numero poi più che raddoppiato al termine dei lavori con l’aggiunta di un garage sotterraneo. Nell’estate del 2009 l’ispezione della Polizia Locale aveva portato alla scoperta dell’abuso edilizio dei locali tecnici, prima quindi della richiesta di agibilità del costruttore, datata settembre 2009. Insomma appare chiaro dalle date dei vari documenti, che l’affitto di quei locali potevano essere fermati quasi subito dopo la scoperta dell’abuso.

LE PAROLE DEL COMITATO

L’ultima volta che li abbiamo incontrati era stato circa otto anni fa proprio su uno dei terrazzi degli attici poi scoperti essere dei locali tecnici. Era il 2014 e le preoccupazioni di allora sono le stesse di oggi, quando abbiamo incontrato i rappresentanti del comitato “diritto alla residenza abitativa degli attici del condominio BM2 costruzioni”. Sin da subito hanno tenuto a sottolineare un aspetto di questa vicenda: “Abbiamo sfondato qualche porta per entrare? No, tutt’altro siamo stati accompagnati in questi alloggi da varie Agenzie Immobiliari regolarmente iscritte, alle quali, in seguito alla loro prestazione, queste famiglie hanno regolarmente pagato anche la quota a loro spettante. Abbiamo preso regolare residenza fin dal 2008, e l’ultima residenza che è stata concessa fino al 2017. Non abbiamo forzato nessun ingresso, eppure negli anni siamo stati trattati come se avessimo fatto qualcosa di sbagliato, quando è palese che a sbagliare in questa vicenda sono stati altri e di certo non noi”.

E qui il comitato spiega: “Ci sono atti con date certe che, per noi significa che qualcosa non ha funzionato nel regolare iter burocratico atto a fermare, bloccare, quanto di irregolare poi avvenuto. Non siamo noi a dover fare valutazioni o giudicare ma non possiamo nemmeno essere gli unici a rimetterci in questa storia. Non abbiamo commesso alcun abuso, eppure siamo noi a doverne pagare le conseguenze”.

E durante la chiacchierata i rappresentanti ci mostrano tutta la documentazione che attesta la bontà delle loro azioni: dai contratti di affitto, alle residenze fino ai pagamenti di affitti, tasse e condominio, ovviamente fino al 2018 quando il Comune ha acquisito al patrimonio i locali: “Tutti i contratti di affitto sono stati regolarmente registrati e regolarmente onorati, potevano e dovevano essere fermati visto che al tempo l’Ente era a conoscenza dell’abuso. Abbiamo sempre chiesto di essere messi in grado di far fronte a queste spese (anche dopo il 2018), ma tali richieste sono state sempre respinte”.

E nell’ultimo anno uno dei nuclei familiari, come ci hanno raccontato e mostrato, ha versato la quota condominiale salvo poi vedersela restituita perché “non dovuta”. Questo perché stanco della situazione voleva ugualmente contribuire con la sua parte. Questo fa capire lo stato d’animo e le intenzioni delle dodici famiglie che in quel condominio hanno costruito la loro vita, con abitudini, amicizie e affetto: “Non siamo intenzionati a fare una battaglia con il Comune, come non l’abbiamo mai fatto negli ultimi dieci anni, chiediamo soltanto di essere ascoltati ma veramente, per cercare di trovare, caso per caso, la giusta soluzione. Anche perché la pandemia, la guerra e la crisi economica hanno inciso anche sul mercato immobiliare e non è facile trovare in breve tempo una soluzione adeguata. Un incontro dove si possa trovare una via di uscita, e non comunicarci solo una data”.

COSA HA DETTO IL SINDACO MANTINI

“Questa Amministrazione intende sì ripristinare la legalità, ma al tempo stesso è consapevole delle difficoltà economiche e del disagio sociale dei nuclei occupanti”. Il sindaco Valentino Mantini durante il Consiglio comunale del 28 settembre ha voluto sottolineare una delle mission del suo governo ma allo stesso tempo la volontà di cercare una soluzione o supporto ai 12 nuclei familiari: “Abbiamo fatto una serie di convocazioni, il 15 giugno e il 3 agosto sono stati ricevuti per un colloquio dal sottoscritto, dall’assessore ai servizi sociali, dal Corpo di Polizia e dalla struttura tecnico-amministrativa. In tali colloqui è stata rappresentata l’opportunità che le famiglie provvedano al rilascio degli immobili prima dell’azione di esecuzione forzata, ricercando con gli interessati possibili azioni di accompagnamento per trovare una collocazione abitativa. È stato concesso loro ulteriore tempo, tutti i nuclei sono stati convocati dal Servizio sociale al fine di accertare le condizioni socioeconomiche ed individuare eventuali necessità sanitarie, ovvero verificare ulteriori fragilità multifattoriali, tali da delineare potenziali condizioni di rischio attraverso la presa in carico. Dai colloqui effettuati è emerso però che tutti i rappresentanti delle famiglie coinvolte, come evidenziato nella lettera inviata da tutti gli inquilini che chiedono ulteriore tempo, comprendendo le necessità dell’Ente, ma al tempo stesso ribadendo il loro percorso complicato, hanno assunto la determinazione di attendere fino al giorno dello sgombero”.

Una storia iniziata sotto l’amministrazione Merolla, continuata durante il governo Della Penna e Carturan con nel mezzo tre commissariamenti. “Cercheremo di mettere in atto tutte le azioni necessarie per evitare lo sgombero coattivo, pur nel rispetto della legalità cui non dobbiamo sottrarci. È un compito difficile, ma credo che, mettendo insieme tutte queste azioni, riusciremo a trovare una soluzione, seppur non nel brevissimo tempo, nel breve tempo” è stato l’impegno preso dal primo cittadino nel consiglio di settembre, sottolineando come i servizi sociali erano già al lavoro per supportare i nuclei familiari in difficoltà: “Dall’analisi effettuata dal Servizio sociale è emerso che solamente tre tra i nuclei familiari coinvolti versano in una cornice caratterizzata da problematiche multifattoriali dalle basse capacità risolutive. In tutti e tre i nuclei sono inoltre presenti minori, alcuni dei quali portatori di disabilità psicofisiche certificate. Al fine di garantire a questi nuclei familiari un’adeguata condizione protettiva, è stata avviata la necessaria presa in carico da parte del Servizio sociale per la proposta di una progettualità anche a carattere economico, elaborata sui bisogni di ciascuno, da condividere per risolvere le problematiche di carattere alloggiativo”.