Ora che il peggio è passato e si ritorna, lentamente, alla normalità si può tirare un sospiro di sollievo perché nell’emergenza molti non si sono resi conto di coloro che più di tutti hanno subito il lockdown e l’arresto repentino di tutte le normali attività della vita quotidiana: le persone con handicap.
I servizi che ruotano attorno a queste persone sono numerosi e tutti estremamente preziosi per le famiglie poiché li accolgono, li intrattengono, li coccolano dando un certo sollievo ai familiari che sono costretti a stare loro vicino ogni istante della loro vita.
Centri di aggregazione, centri diurni e tantissime altre associazioni che hanno dovuto chiudere per l’emergenza sanitaria hanno creato un vuoto e un disagio alle persone con handicap e ai loro familiari che, sommato a quello sanitario causato dal Covid-19, ha prodotto un grave danno che difficilmente si riuscirà a colmare nel breve periodo.
Marta, mamma di Giovanni, ragazzo di 17 anni con sindrome di down, racconta che “vedersi chiudere dall’oggi al domani tutte le strutture che frequentava mio figlio è stato un colpo molto forte perché sia io che mio marito abbiamo continuato a lavorare”.
Giovanni è parzialmente autosufficiente e quindi ha necessità di qualcuno che lo segue e gli sta accanto per tutto il giorno.
Prima del lockdown frequentava un centro diurno che lo teneva impegnato la mattina; gli operatori del centro lo andavano a prendere a casa, con il pulmino della cooperativa che gestisce il servizio, alle 9 e lo riportavano alle 13.
Sebastiano, inoltre, papà di Filippo, 26 anni tetraplegico, ci dice che “oltre al fatto che hanno chiuso tutto e non sapevamo come organizzarci con nostro figlio, io sono stato messo in cassa integrazione, che va bene, ma purtroppo fino ad oggi ho visto solo 500 euro sul mio conto e con un ragazzo disabile rimanere senza stipendio è molto difficile”.
I ragazzi portatori di handicap hanno esigenze maggiori delle persone normodotate e sono esigenze che hanno dei costi ed è per questo che i servizi offerti dai comuni e dai distretti socio-sanitari sono così preziosi per i ragazzi e le loro famiglie. Eliminare completamente questi servizi è stato un vero e proprio colpo al cuore per queste persone. Tali servizi rappresentano, a volte, l’unico momento di socialità che hanno, sospenderli per un lasso di tempo così ampio è stato ed è tuttora deleterio. Infatti, molti ragazzi e i loro genitori auspicano una riapertura nel più breve tempo possibile “certamente con tutte le precauzioni necessarie, ma che sia un’apertura che non richiede troppo tempo”.
L’altra faccia della medaglia che ha causato questa emergenza è stata la sospensione temporanea di tutti gli operatori che lavorano nei servizi per i disabili che sono stati costretti a stare a casa, forzatamente, in cassa integrazione, senza poter aiutare nessuno.
“Questi ragazzi – racconta Fabiana, un’operatrice socio–sanitaria – sono la nostra linfa; vederli la mattina con il loro sorriso, con il loro affetto ci riempie di gioia. Non poterli più vedere per così tanto tempo ci ha lasciato tanta tristezza”.
Nessuno, tuttavia, si lamenta della situazione, di per sé paradossale ma pericolosa, ma tutti si augurano di poter tornare presto ad una pseudo normalità e cercare di ricominciare la vita normalmente come prima del Covid.