Quando ho cominciato a collaborare con questa testata non pensavo minimamente che un giorno mi sarei trovato in questa posizione, nel ruolo di direttore. No, non è per una mancanza di ambizione, ma semplicemente perché sapevo di prendere parte ad un meccanismo ben oleato, con le sue dimensioni e posizioni. Poi un giorno mi piomba a casa Devis e mentre preparo il caffè con la bialetti, preziosa eredità lasciata da mia nonna, mi fa “Gabriè è arrivato il momento…”

Ammetto di aver capito subito dove portava il suo discorso, ma allo stesso tempo non nego di averci pensato. In quel momento per me cambiava tutto, o meglio cambiava il modo di interpretare il progetto Scambiaffari. E qui occorre fare un doveroso excursus.

Io e Devis ci conosciamo da quando siamo bambini, siamo cresciuti praticamente insieme e ognuno conosce i pregi e i difetti dell’altro. Siamo entrambi a modo nostro estremamente “capoccioni” e gli scontri verbali sono all’ordine del giorno.

Quando gli ho detto si, non sapevo quanto potevamo durare con i nostri caratterini. E invece dopo due anni di convivenza ci troviamo a festeggiare insieme il centesimo numero di Scambiaffari. Se mi guardo dietro, in soli 24 mesi, di strada ne abbiamo già fatta. E la partenza è stato subito un banco di prova forte, con le elezioni amministrative, seguite poi dalle tragedie scaturite da cruenti fatti di cronaca.

Nel mezzo il nostro modo di raccontare la politica locale, spesso fuori dai normali canoni. A volte piccata, a volte scanzonata, ma pur sempre con un unico obiettivo: quello di fare informazione. Tutto questo, come ha ricordato prima di me Francesco (De Angelis ndr), ha portato il giornale a finire nel mirino di attacchi, spesso strumentali, ma anche ad essere riconosciuto da tutti come una fonte attendibile e attenta ai fatti di casa nostra.

Critiche e applausi fanno parte del gioco, direbbe qualcuno, e in effetti fondamentalmente è così. Noi ci mettiamo continuamente in discussione per cercare di rimanere una voce libera, come è sempre stata questa testata per tutte le sue cento uscite. E vi assicuro che non è sempre facile, perché spesso ci troviamo a scrivere o raccontare cose che ci riguardano da vicino: in fondo viviamo in una piccola comunità dove un po’ ci si conosce tutti. Credetemi sarebbe molto più facile fare questo mestiere in città come Roma o Milano perché per quanto può essere grande il territorio si ha una visione totalmente distaccata della notizia.

Non so davvero cosa augurarmi per il futuro di Scambiaffari, se arrivare alle duecento uscite cartacee oppure compiere il salto definitivo nel mondo della rete. Oggi l’informazione si dirige forte verso questa direzione. Potere della tecnologia, potere anche dei social. Ma a pensarci bene, in tutti questi anni, Scambiaffari non è mai stato lo stesso: si è evoluto uscita dopo uscita, notizia dopo notizia, sintomo chiaro di un processo di trasformazione destinato a durare anche nei prossimi anni. Qualunque sia la strada che percorrerà Scambiaffari sono sicuro che sarà quella giusta. Noi possiamo solo accompagnare questa nuova fase di Scambiaffari, mettendo la stessa voglia di chi con coraggio anni fa, ha dato vita al primo numero di questa realtà.

di Gabriele Mancini – Direttore Scambiaffari 2018-